BREVE IPOTESI ATTRIBUTIVA DEL DIPINTO RAFFIGURANTE SANTO STEFANO PRESSO LA COLLEGIATA DI SANTO STEFANO DI POTENZA PICENA
a cura di Mauro Barberini
Porto Potenza Picena li, 11 Ottobre 2011
Entrando nella Chiesa Collegiata di Santo Stefano (ex chiesa di Sant’Ignazio) di Potenza Picena si nota subito la centralità riservata alla tela raffigurante il Santo Martire essendo collocata proprio dietro l’altare centrale.
La tela ha dimensioni molto importanti, e dalle ricerche effettuate fino ad ora non si hanno nuove acquisizioni in merito al periodo di realizzazione ne al suo autore.
La guida di Potenza Picena redatta da Roberto Domenichini riporta l’indicazione “scuola bolognese dell’600”.
Quello che si conosce di certo è il passaggio avvenuto della tela che figurava nell’antica Chiesa Collegiata di Santo Stefano ubicata fino alla fine dell’700 nell’attuale piazza Matteotti, di fronte il Palazzo Comunale.
La Chiesa distrutta è sempre stato l’edificio religioso più importante dell’urbe. Una Pieve che viene innalzata da Benedetto XIV° a Collegiata insigne nel 1754.
Ho verificato nell’archivio Diocesano di Fermo consultando alcune visite pastorali dell’epoca che il quadro di Santo Stefano era esposto da sempre dietro l’altare, in posizione nettamente centrale e dunque da sempre alla tela era stato riservato un posto di spicco all’interno della Chiesa.
Questo fatto è molto importante al fine di conoscere di più dell’opera.
Mi sono soffermato parecchio nel leggere l’opera in tutti gli elementi che pone in evidenza, ma solo recentemente ho avuto l’intuizione di chi può esserne l’autore.
Il dipinto è di una buona mano, condotto con molta capacità artistica e questo mi ha sempre motivato a cercare qualcosa in più.
Giustamente Roberto Domenichini ha rilevato che la tela è di affiliazione bolognese, e incontro a questa indicazione ho cercato nel pittore che più ha influenzato le Marche attorno il 3° e 4° decennio dell’600, ovvero Simone Cantarini da Pesaro.
Il pittore Pesarese è un esponente di rilievo nazionale e l’eco della sua pittura giunge con la tela di Santo Stefano anche a Potenza Picena.
Se si guarda infatti il Santo Stefano che Simone Cantarini dipinge per la chiesa omonima di Bazzano nella provincia di Bologna nel 1637, si può certamente capire che il pittore impegnato nel paesino marchigiano è oltremodo affascinato dal risultato di Cantarini sia dalla semplicità compositiva che dalla raffinata stesura dei colori e degli effetti luministici, e dall’affascinante richiamo alla migliore pittura classica del suo maestro Guido Reni.
Di certo il pittore di Potenza Picena non riesce a raggiungere queste vette, ma si inoltra in un percorso di chiaro scuro molto netto che di per sé si allontana dal Cantarini, ma l’impianto compositivo è altresì semplice, la tela si accende di bagliori improvvisi nella stola del Santo potentemente rossa e nel cielo aureo dietro Cristo.
Si guardi ancora il sapiente disegno nel panneggio della veste del Santo che appare sotto la dalmatica rossa o anche la trama di questa finemente immaginata e le ricadute del tessuto in prossimità della mano sinistra, tesa in alto, del Martire.
Il tempo e l’usura hanno di certo rovinato l’impianto cromatico, e si apprezzano male i volti baluginanti degli angioletti stilizzati negli angoli in alto del dipinto.
La partitura cromatica richiama poi anche il Lanfranco di Fermo ovvero nella Pentecoste realizzata nel 1630 per la chiesa di San Filippo e alla sua cimasa raffigurante l’Eterno che tiene la sua mano sul globo come anche qui fa Cristo.
Il pittore perciò si dimostra molto attento ai suoi contemporanei e molto colto nel citare brani e atmosfere innovative del tempo.
L’ascendenza classicistica la si riscontra anche dal fatto che il pittore non rinuncia alla citazione architettonica inserendo come appoggio del Santo una base ampia di colonna.
Tutti questi elementi mi hanno condotto sulla scia di Flaminio Torri nato a Bologna nel 1621 e morto a Modena nel 1661.
Del pittore e delle sue opere si conosce molto poco, fu allievo di Simone Cantarini, di Giacomo Cavedoni e frequentò la bottega di Guido Reni. Collaborò con altri allievi del Cantarini come Lorenzo Pasinelli, Giulio Cesare Milani e anche Giovanni Peruzzini, allievo nativo di Ancona, che per la sua città realizzò due tele importanti per i Carmelitani e per lo Spedale di Santa Teresa e fu attivo anche ad Ascoli Piceno.
Forse proprio tramite l’anconetano Giovanni Peruzzini il pittore prese contatti con la comunità Potentina, ma veniamo a vedere come.
Bisogna velocemente considerare che la figura di questo pittore è di rilevanza nazionale in quanto si sa che fu incaricato da Alfonso IV d’Este, duca di Modena, presumibilmente negl’anni ’50 come testimoniato dal Roli, alla sovrintendenza della Galleria Estense.
Collezione non di poco conto, dato che annoverava tra i tanti pregiati pezzi anche il ritratto del duca Francesco I opera di Velasquez o anche il ritratto di marmo di Gian Lorenzo Bernini.
Sempre in questi anni il pittore subirà la forte influenza teatrale di Mattia Preti.
A supporto di questa attribuzione si guardi il dipinto realizzato per la Chiesa dell’Osservanza di Imola da Flaminio Torri, raffigurante l’apparizione di Gesù Bambino a Sant’Antonio da Padova 1650.
Sant’Antonio riveste una posizione centrale ma rivolto verso sinistra. Il modo di inquadrare il volto è identico, la predominanza del profilo è netta, come per la decisa sottolineatura della guancia pienamente illuminata.
Molto netto è il ricorso al chiaro scuro e tutta l’opera vibra grazie al fascio centrale di luce divina.
Ci sono anche qui gli angioletti stilizzati nella parte alta del dipinto.
L’opera nel complesso è condotta con molta più sapienza e consapevolezza artistica.
Perciò ritengo che la pala di Santo Stefano di Potenza Picena si possa collocare in una fase giovane di Flaminio Torri che va dal 1637 (anno della pala di Bazzano di Simone Cantarini da cui trae ispirazione) al 1645 anno in cui il pittore ormai raggiunge una piena maturità artistica.
Trovo davvero palese questa attribuzione proprio per quello che dice anche Daniele Benati del Torri ovvero: la definizione più affilata dei profili, a marcare una ricerca di verità che, … insegue dinamiche sentimentali più instabili e nevrotiche di quanto non sia nell’olimpico mondo di Reni o nello stesso Cantarini.
Renato Roli, infatti sostiene che Torri trovi “una più libera concezione della trama pittorica, che animandosi di improvvisi lampi e contrastate affocature instaura stimolanti fermenti materici” rispetto alla pittura di Cantarini e Reni, il bolognese cerca più corpo o meglio, come dice Benati “aggiunge maggiore fisicità l’inedita dialettica tra la luce e l’ombra, tesa a proiettare le figure del modello su un orizzonte più umano.”
Bisogna infine considerare che Flaminio Torri è attualmente conosciuto dagli storici dell’arte e dal mercato molto più per opere di piccolo formato che circolano abbastanza copiose. E’ stato dunque attivo molto per committenza privata nella sua vita, e l’avere una tela come questa di Santo Stefano di grande formato, e a carattere pubblico, in quanto realizzata per una committenza religiosa, è e deve essere un vanto per la piccola comunità di Potenza Picena, che pone le basi per ricostruire uno spaccato della giovinezza di questo artista un po’ dimenticato.
Il discorso prettamente estetico si completa e prende forza da un ultimo piccolo dettaglio inserito nella parte in basso a destra della tela della Collegiata di Santo Stefano.
Se si guarda bene in questo angolo, giace uno scudo con impressa l’immagine di una torre larga sormontata da una torre più esile.
L’emblema benché assomigli a molti stemmi araldici non trova precisi raffronti con cognomi italiani. Perciò l’immagine, sono convinto, può essere letta come la firma del giovane Flaminio Torri in cerca di fama e riconoscimento fuori dalla sua terra.
Altri esempi della pittura di Torri e del suo approccio materico a accalorato si possono riscontrare nelle rappresentazioni della Santa Caterina d’Alessandria o del San Girolamo Penitente realizzato per la Chiesa di San Giovanni in Monte a Bologna.
Bibliografia:
Renato Roli, Pittura bolognese 1650 – 1800. Dal Cignani ai Gandolfi, Bologna, 1977
“Monte Santo : itinerari storico-artistici del Comune di Potenza Picena” testi a cura di R. Domenichini, Duilio Corona, Moreno Campetella, Potenza Picena 1998.
Daniele Benati, Incontro con la pittura 15 – Quadreria Emiliana Dipinti e disegni dal Quattrocento al Settecento, Bologna, 27 ottobre – 22 dicembre 2007
Testo di Mauro Barberini
Foto e consulenza fotografica di Stefano Barberini
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